Il filo e le tracce by Carlo Ginzburg

Il filo e le tracce by Carlo Ginzburg

autore:Carlo Ginzburg [Ginzburg, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


9.L’aspra verità

Una sfida di Stendhal agli storici

1. Balzac lanciò una sfida esplicita agli storici del proprio tempo, Stendhal una sfida implicita agli storici del futuro. La prima è nota, la seconda non lo è. Proverò ad analizzarne un aspetto.

Al rapporto di Stendhal e Balzac con la storia Erich Auerbach dedicò uno dei capitoli centrali di Mimesis.1 Per valutarlo bisogna segnalare un dato stranamente trascurato dai commentatori: nella lunga serie di passi analizzati in Mimesis, poeti e romanzieri – Omero, Dante, Stendhal, Balzac, Proust e così via – si alternano con storici come Tacito, Ammiano Marcellino e Gregorio di Tours, o con memorialisti come Saint-Simon.

Oggi una coesistenza del genere può sembrare pacifica. Molti lettori danno per scontato che tutti i testi discussi da Auerbach siano in maggiore o minore misura testi di finzione. Quest’interpretazione di Mimesis, che senza dubbio ha contribuito alla sua durevole fama nelle università americane, avrebbe inorridito Auerbach.2 Il sottotitolo del suo libro è, non dimentichiamolo, La rappresentazione della realtà nella letteratura occidentale (Dargestellte Wirklichkeit in der abendländischen Literatur).3 Auerbach aveva un senso fortissimo della realtà, e in primo luogo della realtà sociale. La sua impostazione “prospettivistica”, che s’ispirava a Vico (anche se il suo nucleo centrale era, a mio parere, una versione secolarizzata di un’idea di sant’Agostino), si basava sull’idea che lo sviluppo storico tende a generare approcci molteplici alla realtà.4 Ma Auerbach non era un relativista. Nel commentare le descrizioni delle rivolte militari che troviamo in Tacito e in Ammiano, Auerbach sottolineò che questi storici non si curavano di “problemi oggettivi” come “le condizioni della popolazione romana”, e rilevò che “uno storico moderno avrebbe cercato di spiegare – o per lo meno si sarebbe chiesto – come si fosse arrivati a una simile corruzione; ma queste cose non interessano Ammiano, che da questo punto di vista va anche oltre Tacito”.5

Auerbach, dunque, arriva a caratterizzare la natura specifica dei passi di Tacito o di Ammiano contrapponendo il loro punto di vista a un punto di vista più moderno e più veritiero. Non si tratta di un esempio isolato. Anche quando esamina opere d’invenzione Auerbach prende sempre in considerazione, ora esplicita ora implicita, la realtà storica, così com’è stata percepita dalla coscienza moderna. Nel capitolo su Stendhal, per esempio, Auerbach scrive: “La prospettiva temporale si palesa dovunque […]. Stendhal è il fondatore di quel moderno realismo serio che non può rappresentare l’uomo se non incluso entro una realtà politica e sociale ed economica continuamente evolventesi, come accade oggi in un qualunque romanzo o film”.6

Ma secondo Auerbach il realismo serio, “moderno”, di Stendhal non era, dopo tutto, pienamente moderno: “La mentalità con cui Stendhal guarda gli avvenimenti e il modo con cui cerca di riprodurli nei loro addentellati è assai poco influenzato dallo storicismo [Historismus] […] la sua rappresentazione degli avvenimenti si rivolge a una ‘analyse du cœur humain’ completamente informata alla psicologia classica moralista, e non all’indagine o all’intuizione di forze storiche. In lui si ritrovano motivi razionali, empirici, sensualistici, ma difficilmente motivi romantico-storicistici”.7 Per trovare un autentico atteggiamento storicistico, osserva Auerbach, dobbiamo volgerci a Balzac.



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